TOM BALLARD IL FIGLIO DELLA
MONTAGNA
Di Marco Berti
SOLFERINO EDIZIONI
"UNA MONTAGNA DI LIBRI" Spazio dedicato all'inchiostro di montagna.
DESCRIZIONE:
“Tom Ballard fu «figlio della montagna» nel senso più profondo del termine. Non è un’ardita metafora, ma la sintesi di un rapporto che è stato prima genetico e poi animato da una passione esclusiva, irrefrenabile, assoluta.
Di Marco Berti
SOLFERINO EDIZIONI
"UNA MONTAGNA DI LIBRI" Spazio dedicato all'inchiostro di montagna.
DESCRIZIONE:
“Tom Ballard fu «figlio della montagna» nel senso più profondo del termine. Non è un’ardita metafora, ma la sintesi di un rapporto che è stato prima genetico e poi animato da una passione esclusiva, irrefrenabile, assoluta.
Era figlio di Alison Hargreaves, «la più forte delle donne alpiniste»,
secondo Reinhold Messner. E anche una delle più controverse: aveva scalato
l’Eiger tre mesi prima di dare alla luce Tom, sollevando un vespaio di
polemiche. Il temperamento della madre e il suo modo di vivere la sfida
sembrano suggerire tutte le scelte alpinistiche di Tom, che porta a termine la
prima solitaria delle sei grandi pareti delle Alpi in un solo inverno: è il
progetto Starlight and Storm, che sua madre aveva compiuto, prima in assoluto,
nell’arco di un’estate.
Non sappiamo quanto il ricordo di lei aleggiasse anche nella sua
decisione, per molti versi inspiegabile, di affrontare gli Ottomila cominciando
proprio dal terrificante Nanga Parbat. Forse intendeva avvicinarsi, idealmente,
al K2, la montagna su cui Alison aveva perso la vita quando lui aveva appena
sei anni, come ipotizza Messner? Non lo sapremo mai. Tom stesso ammetteva che
il suo rapporto con la montagna fosse stato fortemente plasmato da un’infanzia
passata in tenda, nei campi base, seguendo la mamma.
Questa esistenza da «lumaca alpina», che si porta dietro tutto quello
che possiede, in cui non c’è niente se non l’indispensabile, era l’unica in cui
si sentisse pienamente a suo agio. Un modo di vivere, senz’altro, ma anche di
salire: prevalentemente in solitaria, con pochissimi mezzi, senza troppa
pubblicità.
Una riservatezza, una ricerca dell’essenziale che hanno fatto di lui un
vero erede dell’alpinismo classico alla Walter Bonatti.In questo libro Marco
Berti, amico intimo e compagno di scalate, ci racconta la storia del giovane
alpinista britannico fino alla tragica fine: la spedizione sul famigerato Sperone
Mummery del Nanga Parbat, con Daniele Nardi, partita a Natale del 2018. Dopo il
24 febbraio, il silenzio che avvolge i due alpinisti è più eloquente di un
urlo.
Riviviamo le ore disperate passate a cercarne le tracce. Inutilmente.
La montagna, magnifica e terribile, si è ripresa suo figlio.”
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