mercoledì 14 maggio 2008

QUALE FUTURO PER LE NOSTRE MONTAGNE?







QUALE FUTURO PER LE NOSTRE MONTAGNE?

URGONO SCELTE CORAGGIOSE.



Un bellissimo ed interessante articolo di Dolores De Felice apparso sulla Rivista LO SCARPONE del mese di Aprile.



“Quale futuro per le nostre Montagne?Se lo è chiesto il Gruppo italiano scrittori di montagna.(GISM) il 12 febbraio durante un incontro nella sede della sezione di Milano del Club Alpino. Un simposio che si è aperto con la consegna ad Alberto Gogna del Premio De Simoni per le sue peculiarità di “Alpinista la cui attività ad alto livello risulta improntata da intenti e volontà d’ordine artistico e creativo.”. A rompere il ghiaccio è stato Mattia sella, pronipote del grande alpinista e fotografo Vittorio, con una riflessione sulla possibilità che le origini scientifiche dell’alpinismo rappresentino ancor oggi un modello valido . Al termine di una carrellata di grandi alpinisti e scienziati , le conclusioni sono state tuttavia amare. Sella ha parlato di competizione ,strumentalizzazione,poca serietà scientifica,di una cultura che sembra avere la peggio in un’epoca dove “fast life”,tecnicismo,agonismo e consumismo sono la causa di una erosione culturale che sembra non avere fine.Parole,dure,taglienti.


Caludio Smiraglia del Comitato glaciologico italiano ha posto invece la domanda-chiave:che cosa può fare il Club Alpino davanti ai cambiamenti climatici in atto? Oggi si assiste a una grande accelerazione di alcuni fenomeni  e quasi nessuno sembra disposto ad accettare i disagi di una vita più 2al naturale”. Per tentare ad auto depurarsi , la terra dovrà “scrollarsi di dosso” questo suo abitante così invadente?


Annibale Salsa ha analizzato la situazione dal punto di vista delle sue identità di presidente generale del CAi socio GISM e studioso di scienze umane e sociali Salsa  ci ha ricordato che l’uomo e la natura sono imprescindibili e ogni paesaggio naturale deve anche essere visto come paesaggio culturale, cioè frutto della cultura e dell’azione dell’uomo.


L’attuale “cultura delle fretta” ci sta portando,ha osservato , a una eccessiva sportivizzazione.

Il futuro della montagna,dice Salsa,dipende anche dai nostri comportamenti: I nostri avi avevano una visione legata alla stretta necessità,ma noi,figli dei tempi moderni,possiamo fare scelte più libere,anche morali. E i giovani rappresentano il nostro canale privilegiato per diffondere il messaggio.


Spiro Dalla Porta Xydias,presidente del GISM,ha denunciato l’attuale situazione dell’alpinismo condizionata da interessi economici prevalenti sull’etica della montagna.. Nuove opere dell’uomo preludono a un futuro non molto roseo per le nostre montagne:la struttura turistica sulla cima del Piccolo Cervino quale nuovo simbolo della “civilissima” Svizzera, un’autostrada cinese per avvicinare il mondo al campo base dell’Everest, a 5500 metri…Le vette,dice Spiro,non sono solo elevazioni del corpo,ma anche dello spirito. Non è la montagna che ci appartiene,ma siamo noi che apparteniamo alla montagna. E solo noi potremo farla rinascere.


Una nota positiva,per concludere,grazie all’ottimismo di Piero Carlesi,”voce narrante” del GISM e presidente della Commissione scientifica “G.Nangeroni” del CAI Milano:l’evoluzione della società nei prossimi cent’anni,osserva Carlesi,richiederà scelte coraggiose e positive e il futuro della Montagna potrebbe rivelarsi più roseo di quanto ci si possa aspettare. A noi,appassionati di Montagna,piace senz’altro credere che possa essere così.”



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